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non pagare debito cosa succede

NON SEI PIÙ IN GRADO DI PAGARE IL TUO DEBITO E NON SAI COME FARE? ECCO I 3 PUNTI CHE DEVI ASSOLUTAMENTE SAPERE!

Prima di stipulare un finanziamento bisognerebbe accertarsi di poter adempiere all’impegno preso.

Al fine di avere la certezza di riuscire a pagare tutte le rate del finanziamento nel medio-lungo termine, è necessario controllare con attenzione il proprio bilancio familiare.

Spesso però non accade così.

Sono sempre più numerosi i casi di consumatori che si sono trovati impossibilitati a pagare un finanziamento. Cosa succede se non si paga un finanziamento?

In questo articolo ti spiegherò quali sono le conseguenze e quali sono i rischi a cui va incontro una persona che, dopo aver ottenuto un prestito, non riesce a stare più dietro alla rata.

Cosa succede se non pago un finanziamento? Quali sono le conseguenze? 

Come si comporta l’ente creditore nei confronti del debitore?

In caso di mancato pagamento di un prestito, la banca, la finanziaria o più in generale l’ente creditizio nella sua qualità di creditore ha svariate possibilità: 

  • sollecitare il debitore al pagamento: è obbligato a contattare il debitore avvisandolo di regolarizzare la propria posizione al più presto ed invitandolo ad adempiere al pagamento. Se il debitore decide di pagare non correrà alcun rischio, ma sarà obbligato a corrispondere interessi moratori dovuti al ritardo; 
  • segnalare il debitore che decide di non saldare il proprio debito, sia alla Centrare Rischi della Banca d’Italia, meglio nota come CAI, dove si viene inseriti solo se si è in mora nei pagamenti; sia ai cosiddetti SIC, ossia Sistemi di informazioni creditizie, dove si viene registrati già al momento della richiesta di un prestito e fino a estinzione del debito;
  • può decidere di risolvere il contratto e chiedere il versamento immediato in un’unica soluzione della somma mancante del finanziamento richiesto. 
  • Può decidere di rivolgersi al giudice e notificare al debitore il decreto ingiuntivo depositando copia del contratto. 

Il debitore inadempiente decide di pagare: gli interessi di mora  

Il debitore-finanziato che paga in ritardo dovrà corrispondere interessi moratori: cioè? 

  • sono interessi maggiorati che variano a seconda del contratto stipulato; 
  • hanno natura sanzionatoria: cioè vogliono “punire” il debitore-finanziato per non aver rispettato le scadenze di restituzione della somma avuta in prestito; 
  • sostituiscono gli interessi cosiddetti “corrispettivi”, cioè quelli che si pagano su ogni singola rata secondo la percentuale indicata in contratto, per il solo fatto di aver goduto della cospicua somma avuta in prestito; 
  • la loro entità deve essere indicata per iscritto nel contratto stesso, altrimenti seguirà il saggio legale fissato annualmente con decreto ministeriale. 

Segnalazione alla Centrale Rischi ed iscrizione nelle liste dei cattivi pagatori 

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Chi non paga un finanziamento può, su richiesta dell’ente creditizio-creditore, venir iscritto nelle liste dei cattivi pagatori, ossia archivi telematici a cui hanno accesso solo gli istituti di credito. Lo scopo è quello di salvaguardare proprio il sistema creditizio contro le morosità. Vediamo le due tipologie di archivi telematici: 

  • la Centrale Rischi Interbancaria, meglio nota come CAI gestita dalla banca d’Italia si tratta di una banca dati pubblica controllata da Banca d’Italia. In questa si viene inseriti solo se non si paga, previo avviso al debitore e comunque solo per casi di conclamato inadempimento. È quindi esclusa la segnalazione per lievi ritardi o piccole morosità.  

La conseguenza è l’impossibilità di aprire conti correnti e di emettere assegni. Non si può più ottenere finanziamenti e si perde l’uso della carta di credito. Non conseguono però sanzioni. 

  • le Sic, ossia i Sistemi di informazioni creditizie – come ad esempio Crif o Expedian – che rilevano non solo le morosità ma anche l’esistenza di prestiti in capo a un soggetto, il regolare pagamento delle rate, l’entità del debito residuo e così via. In altri termini, raccolgono tutte le informazioni riguardanti il debitore, siano esse positive o negative. Pertanto per il solo fatto di aver chiesto ed ottenuto un finanziamento, il consumatore viene segnalato in Crif e nelle altre Sic. 

Per quanto tempo si rimane segnalati nella lista dei cattivi pagatori? 

Nell’elenco dei cattivi pagatori non si rimane per l’eternità: ci sono dei tempi prestabiliti oltre i quali si avviene la cancellazione in automatico, senza bisogno di richieste. Tuttavia non si può chiedere di essere cancellati prima.  

Il tempo di permanenza all’interno la blacklist dei cattivi pagatori è di: 

  • 12 mesi per il ritardo da una a due rate 
  • 24 mesi per ritardi dalle tre rate in su, anche se il debitore salda il proprio debito. 

Entrambi i suddetti periodi decorrono dal momento dell’avvenuto saldo o dalla scadenza o risoluzione del contratto eventualmente optato dall’ente-creditore. 

Risoluzione del contratto: in cosa consiste? 

Il contratto di finanziamento:  

  • è quel contratto con cui la banca o la finanziaria eroga immediatamente una somma a titolo di prestito prestito al consumatore-debitore. Dal suo canto il consumatore si impegna a restituire tale somma nell’arco di un periodo più o meno lungo, con gli interessi concordati e secondo un piano rateale;  
  • tutti i contratti hanno una clausola che prevede per l’ente finanziante la facoltà di risolvere il contratto in caso di inadempienza grave e conclamata del debitore finanziato. In virtù di essa, il finanziante può sciogliersi dal vincolo ed esigere la restituzione immediata di tutta la somma – senza rispettare la scadenza delle singole rate. In altri termini, la banca o la finanziaria, a causa del mancato rispetto dei pagamenti da parte del debitore-finanziato, potrà dichiarare unilateralmente cessato l’accordo e pretendere subito il versamento delle residue mensilità in un’unica soluzione.  

Recupero crediti: quali le possibilità per l’ente creditore? 

La finanziaria o la banca che non ha ottenuto il pagamento di una rata avvia le procedure di recupero credito mediante solleciti perlopiù informali: lettere, telefonate di società esterne di recupero crediti, email o anche sms. Tuttavia, se il pagamento delle rate continua ad essere rimandato il creditore può incaricare un legale per recuperare il suo credito. 

Tra le modalità di recupero credito vi sono: 

  • richiesta del quinto dello stipendio: per fronteggiare uno o più finanziamenti, un lavoratore dipendente può chiedere spontaneamente che venga applicata la cessione del quinto dello stipendio; in questo caso può evitare pignoramenti e segnalazioni alla Centrale Rischi. 
  • pignoramento dello stipendio mediante trattenuta in busta paga; 
  • pignoramento dei beni patrimoniali  mobili e immobili. 
  • La finanziaria o la banca notifica al debitore il decreto ingiuntivo con l’intimazione ed ingiunzione al pagamento della somma dovuta entro il termine di 40 giorni: 
  • il debitore che lo riceve fa opposizione  e si instaura un procedimento ordinario che avrà volto ad accertare l’obbligo di pagamento; 
  • il debitore non fa opposizione né tanto meno regolarizza la sua posizione con i dovuti pagamenti; 
  • in quest’ultimo caso la finanziaria si vede costretta allora a notificare al debitore il cosiddetto atto di precetto, ossia un ultimo avviso di pagamento che dà ulteriori dieci giorni di tempo per regolarizzare la propria posizione e che anticipa l’avvio del pignoramento.  
  • Decorsi 90 giorni dalla notifica del precetto senza che il debitore abbia adempiuto, si avvia l’azione esecutiva con cui il creditore può procedere al pignoramento del quinto dello stipendio o dei beni del debitore mobili e immobili.  
  • Se il debitore è proprietario di una casa, anche se è l’unica, può perderla: in tal caso la finanziaria o la banca vi iscrive prima l’ipoteca e poi la pignora mettendola all’asta.  
  • Se il debitore è proprietario di una macchina, è possibile il pignoramento della macchina o l’invio dell’ufficiale giudiziario a casa per prelevare i beni mobili di valore quali: gioielli, quadri, tv, che verranno anch’essi messi all’asta. 

In entrambi i casi il creditore recupererà il proprio credito grazie al ricavato ottenuto dalla vendita dei beni del debitore.

Il debitore può saldare il debito senza rischi e sanzioni: come? 

Chi non ha la possibilità di pagare la finanziaria e cerca una soluzione che lo salvi da una situazione senza via d’uscita ha due possibilità: 

  • via giudiziale: può beneficiare della legge n. 3 del 2012 meglio nota come legge salva-suicidi o sul sovraindebitamento: Quando il finanziamento è stato chiesto per credito al consumo, non quindi legato ad attività imprenditoriali, il debitore presenta in tribunale – con il necessario ausilio di un organismo di composizione della crisi (che può anche essere un professionista come un avvocato o un commercialista) – un piano di pagamento che tenga conto delle sue concrete disponibilità economiche.  

In tal modo propone così un pagamento a saldo e stralcio minimo (di solito tra il 10 e il 50%). Se il giudice lo ritiene meritevole e non risulta che il debitore abbia altre possibilità per estinguere il debito, viene approvato anche contro il volere del creditore. Adempiendo al pagamento secondo tale piano, si viene liberati definitivamente dal debito. 

  • Via stragiudiziale: in alternativa il debitore può sempre trattare privatamente con la finanziaria un saldo e stralcio dimostrando le proprie impossibilità ad adempiere. Con esso concorderà un pagamento ridotto in via immediata o un pagamento integrale ma con un’ulteriore dilazione nel tempo. 
  • Dopo l’avvio delle azioni esecutive: Per evitare conseguenze spiacevoli, il debitore può anche proporre un saldo e stralcio anche dopo l’avvio delle azioni esecutive, purché vi sia il previo consenso da parte del creditore. 

Sono rarissimi i casi in cui un ente creditizio lascerà cadere i propri crediti in prescrizione senza agire nei confronti del debitore, alla prima avvisaglia di mancato pagamento. I tempi per la prescrizione sono solitamente compresi tra i 5 e i 10 anni. I termini di prescrizione sono di 10 anni per debiti come sottoscrizione di mutui, finanziamenti, prestiti Inps, mentre sono di 5 anni per crediti per canoni di locazione, interessi, pensione, tfr. Se il finanziatore si limita ad effettuare solleciti per il recupero del proprio credito in via bonaria senza esito, e lascia che decorrano i termini suddetti il credito è prescritto e non è più recuperabile.

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