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IL NUOVO GOVERNO DRAGHI E I CARDINI DELLA RIFORMA FISCALE

1. Introduzione

“Negli anni recenti i nostri tentativi di riformare il Paese non sono stati del tutto assenti, ma i loro effetti concreti sono stati limitati. Il problema sta nel modo in cui spesso abbiamo disegnato le riforme, con interventi parziali dettati dall’urgenza del momento, senza mai una visione a tutto campo che richiede tempo e competenza.

[…] il sistema tributario è meccanismo e complesso, le cui parti si legano l’una all’altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta”.

Queste le parole del nuovo Presidente del Consiglio: parole volte ad indicare la strada da seguire per il cambiamento; e il primo ambito che pare esservene oggetto è proprio il fiscale, con Draghi che punta a tasse ridotte e progressive.

Il modello d’ispirazione?

Quello danese, raggiungibile attraverso l’intervento di una commissione di esperti che sappia ridisegnare (lì dove possibile) il nostro complesso sistema tributario.

2. Gli interventi oggetto del cambiamento

Con il discorso di alcuni giorni fa, il neo-presidente Mario Draghi ha voluto evidenziare, fin da subito, quanto fosse indispensabile modificare il sistema fiscale italiano.

Gli interventi in cantiere, però, non riguardano solo le aliquote Irpef con la riduzione della pressione fiscale sui redditi meno elevati, ma anche i criteri di determinazione del reddito d’impresa e di lavoro autonomo, nonché la fiscalità nel settore immobiliare.

Il nuovo sistema si prefigge di ridurre, con gradualità, il carico fiscale conservando la progressività prevista dalla Costituzione.

Ma quali sono i cardini della riforma Draghi?

  • Irpef, tax expenditures e p.iva

Quella del fisco è una delle riforme in grado di cambiare il paese e, proprio per questo, una delle più complicate.

Si partirà dalla riforma dell’Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche) soggetta a semplificazione pur mantenendo il suo carattere di progressività allo scopo di far pagare meno tasse ai contribuenti. L’obbiettivo è quello di ridurre il cuneo fiscale al fine di far pagare di più a chi guadagna di più, con aliquote continue e una crescita più graduale del prelievo.

Attenzione però!

Optare per la progressività effettiva potrebbe comportare – con alcune esclusioni – il parziale ritorno dei redditi da capitale nella base imponibile, con applicazione dell’imposta sul reddito.

Nel mirino degli esperti vi è, inoltre, il riordino delle tax expenditures, finalizzato anche a semplificare l’elaborazione dei 730 precompilati.

Metter mano al sistema di detrazioni e deduzioni fiscali, però, pare alquanto complesso – se non altro, impopolare! Ne è la riprova il fatto che, nonostante se ne parli da anni, ancora nessun Governo ha avuto davvero il coraggio di intervenirvi. In ogni caso, l’idea sembrerebbe quella di lasciare in vita solo le detrazioni e le deduzioni fiscali più significative (come contributi previdenziali, spese sanitarie o mutui casa) penalizzando, invece, assegni familiari, ANF o bonus per incentivare la natalità – dunque, una potenziale perdita di 5-600€ a famiglia.

… e per le P.Iva?

In cantiere vi è la possibile abolizione della flat tax! Draghi, infatti, sembrerebbe intenzionato ad intervenire sul regime fiscale dei lavoratori autonomi applicando, anche per questi ultimi, un sistema impositivo progressivo, a discapito dell’unica aliquota del 5 o del 15% prevista nel regime forfettario.

  • Modifiche sul prelievo fiscale

Con la riforma prospettata dal governo Draghi, si pensa ad una rimodulazione del prelievo fiscale diretto sulle persone fisiche, da farsi ogni mese: in altre parole, il contribuente potrebbe trovarsi a versare 1/6 del saldo dovuto per l’anno precedente e 1/6 dell’acconto per l’anno in corso.

Le eventuali eccedenze di versamento d’acconto di imposta, rilevate in sede di dichiarazione dei redditi, andrebbero poi compensate nella rateizzazione dell’anno successivo.

  • La lotta all’evasione

Ultimo, ma non per importanza, è la lotta all’evasione fiscale.

Come per ogni nuovo governo, anche questa volta c’è l’impegno a intensificare la lotta all’evasione: un compito di vitale importanza messo nelle mani di una apposita commissione – non va dimenticato che un lavoro simile è stato già avviato dalla Commissione (Finanze) di Camera e Senato che hanno coinvolto una serie di esperti, come il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ruffini.

3. Esperti fiscali da coinvolgere

Come già anticipato, il modello fiscale da cui il Presidente del Consiglio ha deciso di ispirarsi è quello danese.

In Danimarca, nel 2008, fu nominata una commissione di esperti in materia fiscale che aveva il compito di “ridisegnare” il sistema tributario.

Il nostro Paese ha già vissuto un’esperienza simile con la riforma tributaria risalente ai primi anni ’70 e Draghi sembra intenzionato a procedere nello stesso modo, affinché la riforma dell’Irpef e dell’intero sistema fiscale possa essere “disegnata a puntino” da parte di una commissione di professionisti che abbiano contezza e conoscenza dei problemi dovuti alla complessità e alla farraginosità dell’attuale sistema tributario.

Professionisti ed esperti, insomma, chiamati ad apportare un cambiamento che, SPERIAMO, non risulti troppo gravoso per le tasche dei contribuenti italiani.

Dott.ssa Adriana Valentino

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