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partita iva fisioterapista

Aprire una Partita IVA come fisioterapista: ecco come fare

Ti stai avvicinando al mondo della fisioterapia e stai cercando di capire qual è il miglior modo per lavorare in questo settore?

Oppure sei già un fisioterapista e vorresti aprire una Partita Iva, ma non sai qual è il regime fiscale più vantaggioso?

In questa mini-guida proviamo a darti qualche dritta su qual è il percorso più adatto da seguire secondo le caratteristiche della tua professione, con uno sguardo all’iter fiscale, alla documentazione e a qualche consiglio del commercialista.

Il fisioterapista: di cosa si occupa e qual è la sua formazione

Un fisioterapista è un professionista laureato in Fisioterapia che si occupa di prevenire, valutare diagnosi funzionali ed applicare cure per patologie legate alla motricità delle funzioni corticali superiori e di quelle viscerali.

Ciò viene stabilito dal profilo professionale e dal Codice deontologico.

Un fisioterapista si occupa anche di praticare agopuntura, cioè la disciplina che prevede la terapia su determinate patologie (cefalee, cervicalgie, lombalgie etc.) con l’inserimento di aghi in punti nevralgici del corpo.

In Italia chi desidera diventare fisioterapista dovrà prima conseguire un diploma universitario in Fisioterapia o proseguire con una laurea magistrale in Scienze della Riabilitazione.

Successivamente dovrà abilitarsi alla professione superando un esame di Stato.

Una volta abilitatosi, il fisioterapista potrà decidere di lavorare come dipendente presso farmacie, strutture sanitarie pubbliche o private, oppure di mettersi in proprio come libero professionista ed aprire uno studio professionale da solo o in forma associata, cioè insieme ad altri professionisti.

Per quest’ultima soluzione è necessario aprire una Partita Iva.

Cosa fare per aprire una Partita Iva come fisioterapista

Una volta che in qualità di fisioterapista hai deciso di aprire una Partita Iva come libero professionista occorrerà che tu tenga conto di certi adempimenti per dare inizio all’attività.

Per prima cosa si sceglie il codice Ateco specifico, che per i fisioterapisti è 86.90.21 (codice Ateco 2007) come impresa individuale.

L’iscrizione alla CCIAA per questa professione non è prevista.

Si procede poi all’inquadramento previdenziale: bisogna cioè iscriversi alla Gestione separata dell’Inps, o in alternativa, ad una Cassa Previdenziale privata.

Il costo per i contributi ammonta, in genere, al 25,72% del reddito imponibile.

Il passo seguente è l’iscrizione all’Inail (Istituto Nazionale per le assicurazioni infortuni sul lavoro), con rischio operativo per collaboratori.

Molto importante, inoltre, che come fisioterapista ti doti di una casella Pec, Posta elettronica certificata, obbligatoria per i professionisti iscritti ad un albo.

Dopo trenta giorni dall’inizio dell’attività dovrai infine segnalare questo fatto al Comune in cui hai deciso di operare.

Attraverso questa segnalazione (SCIA, cioè Segnalazione Certificata di Inizio Attività) il Comune riconosce ufficialmente i requisiti per il lavoro: destinazione d’uso, disponibilità del locale scelto, e così via.

Regime ordinario o forfettario: qual è il più conveniente?

A questo punto sarà necessario, con l’aiuto del tuo commercialista, stabilire il regime fiscale di appartenenza della Partita Iva che desideri aprire.

I regimi sono due: ordinario o forfettario.

A partire dall’1 gennaio del 2020 al regime forfettario potranno accedere tutti i professionisti che nel periodo di imposta precedente non abbiano realizzato compensi per una somma superiore ai 65 mila euro.

A questo requisito va aggiunto l’importo di spesa, al lordo, non superiore ai 20 mila euro per compensi a dipendenti o lavoratori.

Chi non rientra in questi requisiti dovrà optare per il regime ordinario.

Sono molti i vantaggi che si offrono a chi aderisce al regime forfettario.

Innanzitutto si può fatturare con esenzione da Iva.

Ciò significa che si potranno offrire anche delle tariffe più basse alla clientela rispetto alla concorrenza che opera in regime ordinario.

In secondo luogo si può usufruire di un’applicazione di imposta sostitutiva dell’Irpef e Irap, che per i primi cinque anni di attività avrà un’aliquota al 5%, che passa al 15% a partire dal sesto anno di attività.

Le fatture vanno poi sì conservate ma non registrate né c’è l’obbligo di inviarle in fatturazione elettronica.

Si risulta altresì esenti dagli Studi di settore.

Non si possono però scaricare le spese sostenute, in quanto il reddito per il regime forfettario viene determinato secondo un coefficiente di redditività stabilito per legge.

Una cosa da aggiungere riguarda il tipo di contabilità.

I professionisti in impresa individuale o in società dovranno mantenere una contabilità semplificata (D.P.R. 600 del 1973), mentre la contabilità ordinaria diventa facoltativa.

Ciò significa che va mantenuto il registro delle fatture emesse e di acquisto (oneri e spese), ma possono anche essere tenuti i registri Iva ai fini di annotazioni spese Irpef.

Il fisioterapia, inoltre, così come stabilito per altri professionisti, dovrà presentare un preventivo al cliente molto dettagliato, in cui vengono delineati i costi secondo ogni singola prestazione, con l’inclusione dei dati della polizza assicurativa a cui si è sottoposti.

Dichiarazione dei redditi: qualche informazione utile

Il discorso cambia se si lavora in regime ordinario.

In questo caso il fisioterapista dovrà fatturare secondo modalità elettronica, e trasmettere all’Agenzia delle Entrate le fatture emesse inviando ogni 3 mesi la liquidazione iva periodica.

L’introduzione della fattura elettronica obbligatoria per chi opera in regime ordinario ha però comportato l’abolizione del cosiddetto “spesometro”, lasciando in vigore il solo “esterometro”, riferendosi con quest’ultima parola alle sole operazioni dalla valenza internazionale, verso cioè soggetti che non hanno attività in Italia.

L’esterometro ha cadenza mensile o trimestrale, in base all’importo raggiunto.

Per quanto riguarda la dichiarazione annuale dell’Iva, essa dal 2018 va presentata entro il 30 aprile, non più insieme alla dichiarazione dei redditi, che invece va presentata entro il 31 ottobre di ogni anno (salvo proroghe o altre direttive).

La dichiarazione dei redditi può essere effettuata attraverso il Modello Unico.

Chi opera in regime forfettario dovrà compilare il campo LM, mentre gli imprenditori o società dovranno compilare i campi RG oppure RF, secondo che abbiano optato rispettivamente per una contabilità semplificata oppure ordinaria.

In conclusione possiamo dirti che se sei deciso ad aprire una Partita Iva come fisioterapista, il regime forfettario è quello più idoneo e vantaggioso, soprattutto per chi comincia una nuova attività.

Non lasciare niente al caso, comunque, e rivolgiti sempre al tuo commercialista, che saprà consigliarti su tutte le scelte da intraprendere.

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