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Società offshore, come funzionano e quando conviene

Una società offshore è un’impresa che ha la sede legale in un Paese diverso rispetto alla sede operativa, di solito per motivazioni fiscali. Pagare meno tasse sfruttando il modello della società offshore, però, non è così semplice. È necessario rispettare alcune condizioni ed essere sufficientemente informati da evitare di sconfinare nell’illegalità.

Le società offshore, infatti, sono sorvegliate speciali del Fisco, per il forte rischio di ricadere nei comportamenti di evasione o elusione fiscale.

La separazione tra sede legale e sede operativa di una società può rientrare nell’applicazione della teoria delle bandiere per portare ai massimi livelli la propria libertà dalle tasse, ma è un’operazione delicata che va condotta solo insieme a professionisti.

Società offshore: caratteristiche

Una società offshore sviluppa le proprie attività in un Paese (o due), ma ha la sede legale in un altro. Di solito il Paese in cui si colloca la sede legale ha una tassazione inferiore oppure è un vero e proprio paradiso fiscale. L’obiettivo è sottrarre i profitti all’imposizione fiscale del proprio Paese per sottoporli a quella (molto più bassa) di un Paese a fiscalità privilegiata.

Collocare la sede legale di una società in un paradiso fiscale può essere molto allettante perché in questi Paesi la tassazione può arrivare a essere addirittura nulla, gli adempimenti burocratici e i controlli sono pochissimi e non ci sono obblighi di trasparenza, mentre la protezione dei dati è elevata

In molti paradisi fiscali, le autorità locali non consentono alle autorità del Paese di provenienza delle società di accedere ai loro documenti finanziari e fiscali. Spesso, l’intera economia di questi Paesi si basa sull’attrazione di imprese straniere.

Per l’Italia, un Paese si definisce “paradiso fiscale” quando la sua tassazione media è inferiore di più del 50% rispetto a quella italiana.

Esempi classici di paradisi fiscali sono gli Emirati Arabi, le Seychelles, le Bahamas e molte altre isole (ma non solo).

La tassazione può arrivare a zero in particolare nei Paesi a regime fiscale territoriale, dove sono soggetti a imposte solo i redditi prodotti da attività all’interno dei confini nazionali. Un esempio è Singapore.

Le società offshore, inoltre, prendono spesso la forma di holding, che detengono partecipazioni di società situate in altri Paesi e possono fungere da “contenitori protetti” per uno o più patrimoni.

Dal punto di vista del settore economico di appartenenza, invece, le attività per cui è più facile e conveniente aprire società offshore sono quelle legate a beni immateriali, per esempio le attività finanziarie o per la fornitura di servizi online.

I vantaggi delle società offshore

Le principali ragioni di convenienza nell’apertura di una società offshore sono già emerse nei paragrafi precedenti:

  • Riduzione del carico fiscale;
  • Riservatezza sui dati dell’azienda;
  • Protezione del patrimonio da fallimenti, azioni legali, creditori ecc.

Possono esserci anche altri vantaggi, magari legati a tipi di business che richiedono permessi o condizioni commerciali che non si hanno a disposizione nel Paese di origine.

Società offshore: funzionamento

Aprire una società offshore di per sé è molto semplice. A livello burocratico è un’operazione veloce, che richiede solo di scegliere la sede e nominare un titolare, che può essere anche un mero prestanome.

La parte difficile è quella che viene prima: bisogna individuare il Paese più adatto per il proprio business a livello di normativa e di regime fiscale, ma soprattutto definire le “valide ragioni economiche” che possano giustificare agli occhi del Fisco italiano l’apertura della società offshore. In assenza di queste valide ragioni, eventuali e probabili accertamenti fiscali porterebbero sanzioni pesanti.

Una volta creata la società offshore, idealmente si può sfruttare per registrare i profitti prodotti in qualsiasi posto nel mondo. È un’operazione nella pratica molto rischiosa e non sempre attuabile, soprattutto perché dal 2014 molti Paesi hanno sviluppato degli accordi internazionali per contrastare l’evasione fiscale e garantire la libera concorrenza. 

In particolare, il CRS (Common Reporting Standard) è un accordo di condivisione di dati finanziari tra le autorità fiscali di oltre 100 Paesi del mondo, che complica il ricorso alla società offshore per ridurre le tasse da pagare. Tutti i Paesi firmatari si impegnano a condividere tra di loro le informazioni sulle attività finanziarie che i rispettivi cittadini svolgono al di fuori dei confini della loro sede di residenza.

La normativa contro l’evasione fiscale

Il CRS ha reso quasi impossibile sfruttare le società offshore per pagare meno tasse o non pagarle del tutto in qualche paradiso fiscale. Chi è residente in uno dei Paesi firmatari dell’accordo è vincolato a pagare le tasse nel Paese di residenza: ne consegue che l’unico modo per evitarlo è spostare la residenza fiscale nel Paese dove si vuole collocare la società offshore, oppure avere dei validi motivi economici.

La normativa italiana, inoltre, all’articolo 167 del TUIR prevede l’applicazione della disciplina CFC alle società che producono redditi nei Paesi considerati paradisi fiscali attraverso società controllate estere. Tale disciplina implica, soprattutto, l’obbligo di pagare in Italia le imposte sulle partecipazioni estere in tali società.

Anche per le persone fisiche è previsto l’obbligo di monitoraggio fiscale delle partecipazioni estere, nel quadro RW della dichiarazione dei redditi.

Un altro metodo che molti Paesi utilizzano per bloccare il deflusso di imposte è la ritenuta d’acconto in uscita: il soggetto che effettua un pagamento deve trattenere una ritenuta, che il ricevente può farsi rimborsare solo dimostrando di aver pagato le imposte su quelle somme in un altro Paese. Se il ricevente (per esempio una società offshore) si trova in un paradiso fiscale a tassazione zero, non potrà dimostrarlo.

Da questa disamina si intuisce come sia diventato, e diventerà, sempre più difficile sfruttare i paradisi fiscali e le società offshore all’interno della pianificazione fiscale. Non è però impossibile per le società che hanno effettivamente delle attività in Paesi esteri, cioè delle “valide ragioni economiche”. Per mettere in piedi una struttura societaria internazionale complessa di questo tipo, è necessario conoscere tutte le implicazioni fiscali e le normative incrociate dei vari Paesi, per evitare di incorrere in sanzioni.

Avv. Carlo Alberto Micheli

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