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UE: LA DECISIONE SULLA RIAPERTURA DELLE FRONTIERE

1. Quali paesi comprende la riapertura?

I Ventisette di Bruxelles hanno approvato ieri 30 giugno il compromesso – raggiunto la settimana scorsa – che prevede la riapertura delle frontiere di 14 paesi, posto che l’andamento epidemiologico sta scemando. Nello specifico è stata redatta una “lista verde” che comprendei Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova-Zelanda, Rwanda, Serbia, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia e Uruguay. A questi si aggiunge la Cina, purché il paese asiatico consenta l’ingresso ai cittadini comunitari; mentre restano esclusi Stati Uniti, Brasile e Russia.

2. Qual è il parametro usato per la creazione della lista?

I Diplomatici di Bruxelles hanno negoziato in questi giorni un criterio epidemiologico con cui stabilire se aprire o meno le frontiere esterne a singoli paesi terzi. Il parametro prevede che si possano aprire i confini con i paesi che abbiano livelli epidemiologici simili a quelli europei, ossia che contino in media meno di 16 nuovi malati ogni 100mila abitanti negli ultimi 14 giorni. Ecco perché secondo il compromesso, i Ventisette sarebbero chiamati a verificare la lista ogni 14 giorni.

3.  Quali paesi sono favorevoli alla riapertura?

L’approvazione per procedura scritta si è perfezionata con il raggiungimento della maggioranza qualificata – solitamente dei 2/3. Un Diplomatico ha precisato che l’astensione vale voto contrario e quindi, fino all’ultimo, non si aveva la certezza di raggiungere la maggioranza richiesta.
Molti paesi non erano convinti della riapertura in quanto preoccupati per le conseguenze sanitarie e anche politiche (Come ad esempio: aprire i confini ai cinesi, ma impedire l’accesso agli americani).
• Tutti i grandi paesi quali Germania, Francia e Spagna sono d’accordo sulla riapertura;
• la Danimarca e l’Irlanda non partecipano all’iter decisionale in quanto esonerate dal voto in ambito di affari interni;
• l’Italia è stata incerta, fino all’ultimo, ma alla fine ha optato per la linea della prudenza: ha previsto l’isolamento fiduciario e la sorveglianza sanitaria per tutti i cittadini provenienti dai Paesi extra Schengen. La misura si applica nel nostro Paese anche ai cittadini dei 14 Paesi individuati dall’Ue nella “lista verde”, da e verso i quali sarà possibile spostarsi liberamente dal 1° luglio. È questo il contenuto dell’ordinanza firmata oggi dal ministro della Salute, Roberto Speranza. Il testo prevede la possibilità di raggiungere l’Italia per comprovata ragione di studio, comprovate esigenze lavorative, i motivi di salute e l’assoluta urgenza. “La situazione a livello globale resta molto complessa. Dobbiamo evitare che vengano vanificati i sacrifici degli italiani negli ultimi mesi”. Queste le parole del ministro Speranza dopo la firma dell’ordinanza.
Per tali motivi l’esito del voto è stato incerto. Alcuni paesi non se la sentivano di aprire le frontiere esterne con troppa rapidità, per paura di mettere in pericolo la precaria situazione sanitaria in Europa. Altri spingevano invece perché la riapertura fosse la più generosa possibile, pur di approfittarne da un punto di vista turistico.
Secondo un diplomatico, le frontiere esterne dovrebbero essere riaperte anche ad alcuni microstati, specifiche enclaves europee, come il Vaticano, Montecarlo, San Marino e Andorra.

4.  Che tipo di atto è il compromesso e cosa comporta?

Il negoziato diplomatico è stato lungo e accidentato, tante sono le variabili che i governi hanno dovuto tenere in considerazione. L’accordo è vincolante dal punto di vista politico, non è un obbligo giuridico: si tratta, infatti, di una raccomandazione. Le frontiere esterne dell’Unione, pur essendo comuni, vengono gestite in modo sovrano e indipendente dai paesi membri.

I governi saranno liberi di modificare la lista verde, facendo attenzione ai rischi che potrebbe comportare la riapertura delle frontiere ai paesi non inseriti nella lista. In quest’ultimo caso, infatti, si potrebbe paventare la possibilità che gli altri partner europei reintroducano restrizioni alle frontiere interne della Zona Schengen, per scongiurare il formarsi di nuovi focolai infettivi.

Avv. Marialetizia Polizzi

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