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LIBERO PROFESSIONISTA

5 Step per aprire la partita iva come libero professionista

1. Introduzione

Vuoi entrare nel mondo del lavoro come libero professionista? Benissimo qui troverai i 5 step fondamentali per poter avviare la tua attività. Dai requisiti all’iscrizione all’Albo/Ordine, dall’apertura della partita Iva agli adempimenti fiscali e contributivi.

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2. Chi è il libero professionista?

La prima domanda che viene spontanea è: chi è il libero professionista? Sì perché in realtà si tratta di una macro-categoria che ne racchiude un’infinità al suo interno. Il libero professionista è un lavoratore che svolge un’attività economica, a favore di terzi, ad alto contenuto intellettuale, e la prestazione è prettamente individuale. Tra le categorie più conosciute troviamo avvocati, notai, commercialisti, medici, psicologi ecc. Il libero professionista può offrire all’impresa solo vendita di servizi e non di beni.

3. Libero professionista step 1: i requisiti

Come abbiamo detto in precedenza la categoria del “libero professionista”, racchiude moltissime figure professionali. Parlare dunque di requisiti non è così semplice, o meglio non se ne può parlare in forma generale. Ogni professione infatti ha una normativa differente alla quale è necessario attenersi. A seconda dell’attività svolta potrebbero essere richiesti requisiti professionali sui titoli di studio o sull’incompatibilità con altre occupazioni di lavoro subordinato o parasubordinato. E’ pertanto necessario, qualora si abbiano già le idee chiare in età scolare (scuola secondaria di secondo grado), intraprendere un percorso di studi che possa portare facilmente alla professione scelta. Qualora invece la scelta fosse successiva, è bene tenerne conto almeno al momento dell’iscrizione all’Università.

4. Libero professionista step 2: l’iscrizione all’Albo o all’Ordine

Partiamo col dire che non tutte le figure professionali che fanno parte della categoria “libero professionista” hanno un Albo o un Ordine di riferimento. Ma prima di avviare la propria attività è bene sapere se esiste e quali siano i requisiti per potervi accedere. In molti casi è necessario non solo un determinato titolo di studio ma anche, o in alternativa, sostenere un esame di Stato. Ricordiamo anche che non tutti i Paese esteri hanno albi o ordini e che la normativa varia, quindi quello che è previsto in Italia non è detto che corrisponda a quello che viene richiesto altrove.

Lo chiariamo perché è importante considerare questo aspetto qualora si decida di trasferire la propria attività all’estero. Infine ricordiamo che l’iscrizione ad Albo/Ordine prevede un costo annuo che varia a seconda della professione.

5. Libero professionista step 3: aprire la partita iva

Una volta fatta l’iscrizione all’Albo/Ordine, dove richiesto, è possibile iniziare a lavorare (alcuni lo avranno già fatto in qualità di stagisti o praticanti). La prima cosa da fare, a livello burocratico, è aprire una partita Iva. La semplice apertura non ha costi (salvo eventuali imposte di bollo). Sarà sufficiente presentare i moduli previsti presso l’Agenzia delle Entrate. Al momento dell’apertura della partita Iva sarà comunicato, in base alla professione, il codice ATECO, fondamentale non solo per lo svolgimento dell’attività in base alle norme vigenti, ma anche per il coefficiente di redditività, sul quale vedremo si basa il calcolo del reddito e di conseguenza l’imposta da pagare annualmente.

6. Libero professionista step 4: il Regime Fiscale

I liberi professionisti hanno a disposizione, una volta aperta la partita Iva, sia il regime forfettario che quello ordinario, a seconda dei requisiti fiscali e delle scelte personali.

La differenza sostanziale è nella determinazione del reddito: in quello forfettario è sulla base del coefficiente di redditività, in quello ordinario è determinato dai ricavi e dai costi sostenuti.

Il regime forfettario

Se si possiedono tutti i requisiti (primo fra tutti un ricavo non superiore ai 65mila €), il regime forfettario è ovviamente il più conveniente, come spiegato in altre circostanze (vedi video). In base a questo regime il libero professionista paga un’imposta sostitutiva pari al 15%, 5% per i primi 5 anni in caso di start-up (che prevede che la stessa attività non fosse svolta nei 3 anni precedenti l’apertura della partita Iva) dell’imponibile. Una volta conosciuto il proprio coefficiente di redditività in base al proprio codice ATECO, che nel caso dei liberi professionisti è nella maggior parte dei casi pari al 78% (ma è bene controllare perché esistono delle eccezioni), con una percentuale forfettaria del 22% per le spese sostenute per l’attività, è possibile fare il calcolo dell’imposta da pagare moltiplicando il ricavo lordo per il coefficiente di redditività e applicando l’imposta del 15% (o 5%).

Ad esempio: se il ricavo lordo è di 50mila € il calcolo sarà: 50.000×78%= 39.000€x15%=5850€

oppure 50.000×78%=39.000€x5%=1950€ .

Ricordiamo che il libero professionista in regime forfettario non è obbligato alla fatturazione elettronica ma può emetterla cartacea con marca da bollo per importi superiori ai 77,47€.

Il regime ordinario in contabilità semplificata

In mancanza dei requisiti per il regime forfettario si passa regime fiscale ordinario in contabilità semplificata, dove l’utile sarà conteggiato sulla differenza tra ricavi meno costi, ovviamente elencati nel dettaglio dei corrispettivi. Su questo si applicherà l’IRPEF in base agli scaglioni previsti dalla legge. Inoltre il professionista sarà tenuto a pagare l’Iva.

Il libero professionista dovrà emettere la fattura elettronica con “ritenuta d’acconto del 20%”. Ovvero la fattura dovrà riportare la cifra stabilita per il compenso, a questa sarà aggiunta l’Iva e infine verrà sottratta la ritenuta d’acconto del 20%. Il totale della fattura risulterà dunque lievemente più basso del pattuito. Questo perché sarà il destinatario a pagare la ritenuta d’acconto per conto del libero professionista che la recupererà nella dichiarazione dei redditi l’anno successivo. In che modo? sottraendo dalle tasse dovute l’importo totale delle ritenute di tutte le fatture emesse. Esempio: un lavoratore che avrà accumulato ritenute d’acconto per 5mila € e al termine dell’anno fiscale avrà da pagare 6mila € di imposte pagherà solo la differenza di quanto già versato, quindi 1000€. Quest’ultima indicazione è riferita solo ai destinatari di fattura che siano soggetti passivi Iva.

Il regime ordinario

In caso di superamento della soglia dei 400mila € per le attività di prestazione di servizi o dei 700mila € per le altre attività è previsto il passaggio dal regime ordinario in contabilità al regime ordinario.

7. Libero professionista step 5: i contributi previdenziali

Nella maggior parte dei casi il libero professionista ha una cassa previdenziale professionale (ex: gli avvocati la cassa Forense, i giornalisti l’INPGI), alla quale sono dovuti i contributi. Per quelle categorie che invece non hanno una cassa professionale, come ad esempio il consulente aziendale, i lavoratori sono tenuti a iscriversi alla Gestione Separata INPS. Quanto si paga? Per quanto riguarda la Gestione Separata INPS l’aliquota applicata al reddito è pari al 25,98%, sia che si lavori in regime forfettario che in regime ordinario. Per le casse professionali ognuna ha un’aliquota differente che potrete richiedere al momento dell’iscrizione.

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Veronica Boggian

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